ORIGINE DEL NOMIGNOLO DI "CIUCONI"
ORIGINE DEL NOMIGNOLO DI CIUCONI
Da un articolo del novembre 1961 scritto da Emilio Antoni detto “il Tacazzè”
O vecchio Castello, vicino al pensiero, ma lontano nel pensiero e nello spazio, che difendesti si bene un giorno i tuoi prodi, donde il “nomignolo di ciuconi?”
Non ci si può allontanare dal paese di Castruccio, senza conoscere la storia di quei simpatici molluschi che tanto abbondano nella nostra odorante spiaggia.
Tramandarono gli antichi ai posteri, questo nomignolo, dove i guerrieri dei Castracani, e in particolare lo stato maggiore, sgranocchiavano con raffinato gusto questi animalucci guazzanti in un profumato intingolo al pomodoro nella sala della superba Torre.
I paesi circonvicini appiopparono a quella gente dell’epoca questo...”ciuconi”, ma più per invidia, perché non potettero mai avere la ricetta per poter confezionare questa tenera bestiola.
L’autore dello scritto illustra l’animaletto, di cosa si nutre e dove si trova, per poi descrivere la preparazione della ricetta: Tre giorni di digiuno nella conca del bucato ed il ciucone è pronto per cucinarlo. Una scottata nell’acqua bollente...e con la forchetta si estraggono dalla sua ultima dimora. In una zuppiera ci sono 4 uova, sale due spicchi d’aglio ben tritato, un pizzico di pepe, uno di noce moscata, uno di chiodo di garofano, un mezzo chilo di farina di granturco.
Poi al fuoco, in una padella piena d’olio d’oliva scoppiettante piano piano vanno a finire quei furfantelli di ciuconi. Dieci minuti dopo tutto è pronto e poche gocce di limone rendono il piatto squisito… pane di casa...un fiasco di vino e “corpo mio fatti capanna”
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