Croce, Calice di argento dorato e Ostensorio
Croce, Calice di argento dorato e Ostensorio
Croce di argento dorato del 1391 opera dell'orafo
Bartolomeo di Marco degli Arcomanni
Si tratta di una croce in argento dorato, alta circa un metro, realizzata dal giovane orafo Bartolomeo di Marco degli Arcomanni che dimostrando grande maestria e talento ha realizzato forse la sua opera più bella. Questa croce ha un grande valore e per questo è custodita a Lucca presso la Curia Arcivescovile.
Bartolomeo di Marco degli Arcomanni , nato intorno al 1365 a San Miniato, figlio d'arte impegnato fin da giovane nella conduzione della bottega di orafo del padre, in Lucca.
A conferma del suo talento artistico già espresso in gioventù, a soli 25 anni, ricevette il16 novembre del 1390 da Piero del fu Ciomeo di Ghivizzano e da Nicolao del fu Puccino, operai della chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Ghivizzano, l'incarico di fare una croce in argento dorato, sulla quale doveva essere rappresentata nel lato frontale, l'immagine di Dio Onnipotente crocifisso, la Vergine Maria, San Giovanni Evangelista e S. Nicolao, mentre sull'altro lato dovevano essere raffigurati San Matteo, Santo Stefano, San Vincenzo e San Pietro Apostolo con le chiavi in mano.
Bartolomeo di Marco si impegna a consegnare il lavoro finito entro la domenica degli olivi e gli operai, per contro, a pagare una penale che sarà stabilita dal giudizio di Ser Andrea del fu Ser Nicolao da Ghivizzano.
Nel portare a termine l'opera, oltre alla sua genialità e bravura rivelò la sua indole irrequieta, ebbe una relazione con una certa Chiara, la schiava di Nicolao del fu Petruccio Genovardi, che rimase incinta. Questo avvenimento porto Bartolomeo di Marco a consegnare in ritardo la croce, a dover pagare la penale di 100 lire e l'acquisto della donna per un prezzo doppio di quello pagato da Nicolao a suo tempo.
(ricerca e notizie prese dalla pubblicazione “Orafi medievali” di Graziano Concioni-Claudio Ferri e Giuseppe Ghilarducci nel 1991)
29 giugno 2005 Festa dei patroni la Croce d’argento del 1391, su richiesta del parroco Don Giovanni Martinelli, è stata esposta nella Chiesa Parrocchiale per essere ammirata in tutta la sua bellezza e originalità.
Ultimo ritorno della croce per manifestazione portata da Cecchini Americo
Calice in argento dorato del 1479 opera dell'orafo
Eliseo di Giovanni Migliori
Calice in argento dorato opera dell'orafo lucchese Eliseo di Giovanni Migliori conservato, tra altri oggetti di valore, in parrocchia.
L'orafo Eliseo, figlio di Giovanni Migliori, nacque nell'estate del 1445 e viene battezzato in San Giovanni il 9 luglio dello stesso anno e impara l'arte orafa , come il fratello Alfeo, nella bottega del padre:
Il 15 giugno 1478 Eliseo deve promettere al Vicario del Vescovo, che agisce in rappresentanza e difesa dell'Opera della chiesa di San Pietro di Ghivizzano, di fare un calice in argento dovuto, alla bontà di 8 leghe, del peso di 18/19 once e non più, entro il mese di agosto, sotto pena di 25 ducati d'oro da pagarsi per metà alla Camera Episcopale e per metà all'Opera di Ghivizzano.
Il Vicario, per contro, si impegna a pagargli un compenso di 18 bolognini per oncia di argento lavorato.
Dopo questa promessa Eliseo riceve in acconto il pagamento di 13 ducati d'oro larghi e 49 bolognini. Nonostante la solennità e formalità dei patti sottoscritti e degli impegni assunti, la consegna del calice avviene il 9 aprile 1479 nelle mani di Giuliano di Piero Bartolomei da Ghivizzano, l'operaio, per il buon peso di 18 oncie e 18 denari.
Muore assassinato nel 1507 sui monti di Brancoli in circostanze oscure e misteriose
(Ricerca e notizie prese dalla pubblicazione “Orafi medievali” di Graziano Concioni-Claudio Ferri e Giuseppe Ghilarducci del 1991)
Calice in argento dorato del 1479 opera di
Eliseo di Giovanni Migliori
Ha dimostrazione del valore e dell’importanza in data 10 agosto 1988 la Soprintendenza ai beni culturali di Lucca ritira “Croce del XIV secolo con base e Calice XIV” dalla parrocchia di Ghivizzano in preparazione di una “Mostra sulle argenterie lucchesi dal XIII° al XV° secolo per poi riconsegnarle a mostra terminata.
Da un articolo del 1991 del prof. Aldo Pellegrini si dice che è stato pubblicato un volume “Orafi medioevali” autori Concioni, Ferri e Ghilarducci nell’occasione di una mostra allestita a villa Mansi, nominata “Ornamenta Ecclesiae” che raccoglie i sacri arredi di molte chiese della diocesi (in particolare calici e croci astili). Un libro con 150 pagine e più di 200 nomi di orafi tra cui la croce d’argento con parti in smalto, della chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Ghivizzano opera di Bartolomeo di Marco degli Arcomanni risalente al 1390. Di questo autore, originario di San Miniato, abbiamo poche notizie. Per quanto attiene alla croce in possesso della nostra chiesa è scritto che il 16 ottobre 1390 Bartolomeo ricevette da Niccolao del fu Puccino e Piero del fu Ciomeo di Ghivizzano, amministratori della chiesa di San Pietro, la commissione di eseguire una croce d’argento dorato con parti in smalto, nella quale figurassero il Crocifisso, San Giovanni Evangelista, la Beata Vergine Maria, San Nicolao. Nel retro della croce San Pietro, San Matteo,San Vincenzo, Santo Stefano. L’opera perfetta dovrà essere consegnata per la domenica delle Palme e il prezzo sarà stabilito da Ser Andrea del fu Ser Nicolao da Ghivizzano.Il contratto, rogato in latino medievale da Ser Jacopo figlio di Nicolao Domaschi, si conserva nell’archivio reparto Notari n° 172 e reca la data del 16 dicembre 1390.
OSTENSORIO RICORDO DELLE SANTE MISSIONI
Da un articolo di Terra Lontana del 1952 si dice che in occasione delle solenni “Quarantore” è stato inaugurato il nuovo Ostensorio quale ricordo delle Sante Missioni, tenutesi nel mese di novembre 1952.
L’opera imponente nel suo piedistallo esagonale ben curato fin dai minimi particolari è opera del cesellatore Vincenzo Gonnella di Barga, su disegno dello scultore Smeraldo Michelini di Lucca. L’Ostensorio è fatto di metallo prezioso per un costo di Lire 128.000.
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