LE LEVATRICI
LEVATRICI E BALIE
La levatrice attività, svolta nel passato, da chi assisteva le donne durante il parto, seguendo prima e dopo il parto le madri dando le necessarie indicazioni
La balia (o nutrice) donna a cui è affidato l’incarico di accudire ad un neonato provvedendo al suo allattamento. La balia asciutta è la donna che accudiva un neonato senza allattamento
Personaggi di spicco nel paese erano le levatrici e balie quando le donne partorivano in casa.
Amelia Bonazzi Franceschini (il vero nome era Imelie) ha operato per 45 anni con perizia e dedizione materna al servizio di tutta la popolazione di Ghivizzano e delle altre frazioni del Comune svolgendo il suo prezioso servizio a piedi o a dorso di un mulo.
Era nata a San Gabriele in provincia di Bologna ed era allieva di un noto ginecologo e studioso il professor Murri dell’Università di Bologna, dove aveva conseguito il diploma di ostetrica.
Nell’estate del 1918 Amelia si trovava a Ghivizzano in visita ad un parente quando la sua abilità di neo ostetrica fu messa alla prova, infatti, una giovane ambulante di mestole proveniente dal Friuli, giunta al termine della gravidanza, fu presa all’improvviso dalle doglie del parto. Fu in quel momento che lei dette una brillante prova di sé, così, all’aperto nella piazza del paese echeggiarono i primi vagiti di un neonato tra la gioia e la curiosità dei presenti. L’evento fece notizia nell’ambito comunale e, poiché c’era bisogno di un’ostetrica, Amelia fu assunta e divenne titolare della seconda condotta del Comune.
Per quarant’anni le puerpere e i numerosissimi nascituri ricevettero assistenza e cure amorevoli da una persona appassionata al suo lavoro che lo considerava una missione.
Amelia andò sposa nel 1919 al giovane forgitore del ferro Romolo Franceschini dando vita a quattro magnifici figli, due maschi e due femmine. E’ morta in perfetta lucidità a Ghivizzano il 2 dicembre 1981 all’età di 98 anni, lasciando in bella mostra un magnifico giardino pieno di fiori, ai quali aveva sempre accudito, quasi si trattasse di tanti fiori-bambini, quelli che aveva tanto contribuito a portare alla luce.
Era nata nel 1884 ed è morta nel 1981.
Bonazzi Amelia da giovane |
Diploma di Ostetricia rilasciato in nome di Vittorio Emanuele III Re d'Italia |
Giardino di Amelia in via del Molinetto |
Rosita Pieruccini Puccini
Rosita...come riassumere in poche righe un'intera vita ? Praticamente impossibile ma chi non si ricorda di lei?
Chi vuoi per la gioia di una nuova vita venuta alla luce, chi per un' intensa emozione alla rappresentazione teatrale di un suo scritto presso il teatrino delle Suore al Castello, chi per il sorriso caldo ed avvolgente, sempre improntato ad una serena cordialità.
Molte passioni, tanti interessi: la lettura, la scrittura, il teatro, la musica, la medicina ed infine la famiglia, arrivata per ultima ma non ultima certamente nella sua scala di valori, anzi la prima nei suoi pensieri.
Figlia di Guglielmina Bianchi e Massimo Pieruccini, respira fin da piccola l’odore della carta che si viene via via creando nella cartiera di famiglia a Marlia, dove nasce e trascorre la prima infanzia. Di questo periodo e di nonna Rosa porterà sempre con sé un ricordo nostalgico.
Nel 1938 Massimo con la famiglia si trasferisce prima a Gallicano e poi in via definitiva a Ghivizzano per dirigere altre cartiere.
Nel 1940 arriva la sorella Graziella. Appena adolescente inizia a studiare con profitto e passione il violino.
Diplomatasi a pieni voti in Ostetricia, nel 1952, all’Università di Pisa, Rosita inizia a svolgere proprio a Ghivizzano la sua opera come libera professionista, a detta di tanti con grande dedizione e professionalità. Passa qualche anno ma non smette di aspirare ad allargare il suo bagaglio di esperienze lavorative, magari anche all’estero.
Lancia il suo curriculum ed in breve arriva un invito, un’offerta di lavoro allettante, dall’Ospedale Universitario di Bruxelles. E’ pronta a partire quando il fidanzato, Giuseppe Puccini, le propone di sposarlo.
Sa di essere ad un punto di svolta della sua vita. Dopo un attimo di esitazione fuga ogni dubbio e si sposa, dando precedenza ai sentimenti e al desiderio di creare una famiglia sua.
Nel tempo arrivano Cinzia e poi le gemelle Cristina e Tiziana.
Nel 1969, vince il Concorso pubblico per la Condotta di Lamporecchio, in provincia di Pistoia. Qui per quasi trent’anni condurrà il suo lavoro, dividendosi fra la libera professione (ospedali e ambulatorio privato) e gli impegni nel pubblico all’ASL (all’epoca ancora USL)di competenza, nella considerazione e stima generali. Le figlie intanto crescono e si laureano, con gioia dei genitori: Cinzia in Medicina, Tiziana in Scienze politiche, Cristina in Giurisprudenza.
Pure gli anni di Ghivizzano, specialmente dal 1952 al 1969, sono stati anni pieni, dal punto di vista lavorativo ma anche creativo.
Rosita diventa l’anima di un gruppo di teatro locale, molto attivo e coeso, con tanti spettacoli nel teatrino delle Suore nel borgo medievale di Ghivizzano, in locali adibiti nei pressi della stazione e nei dintorni di Ghivizzano, allestiti anche con altre compagnie. Molti ancora se ne ricordano con piacere.
La scrittura come dicevamo….una passione che nasce prestissimo, brevi racconti all’inizio, poi commedie, drammi, romanzi con pubblicazioni e rappresentazioni teatrali a Milano. Alcuni titoli per tutti: “La fiaccola che arde”, “La via della verità”,
“Una vita spezzata a vent’anni”, " Figlia del vento”, “Attesa di nozze” e “Il bisturi e la croce”.
Il tutto unito da un unico fil rouge, il desiderio di esplorare l’animo umano, alla luce della fede, parafrasando un suo titolo, quella fiaccola che ardendo dentro di noi può temperare e talvolta vincere le passioni, soprattutto l’odio e il rancore, illuminare una vita verso il destino alto che aspetta ogni uomo, generando nel contempo l’anelito alla speranza e la pratica dell’amore-caritas.
Il teatro….Rosita coglie da subito le sue potenzialità. Quale miglior mezzo per il racconto dei fatti della vita che la messa in scena su una ribalta, nello stretto connubio di emozioni con il pubblico?
Il teatro induce a riflettere, prendere coscienza della nostra essenza, peraltro nasce dalla vita per sublimarla.
Nel mentre che ci intrattiene piacevolmente e ci suscita emozioni si appella alla nostra capacità di pensare, ci fa percepire il senso di appartenenza al genere umano finché in noi scatta qualcosa, il desiderio di andare al di là del racconto per dare un senso alle cose e superarle. Dunque una vera e propria funzione pedagogica, una catarsi ma anche una fonte di ispirazione.
Oggi Lapo ascolta rapito il racconto della vita ardente e coraggiosa della nonna.
Che altro dire? Da tutti coloro che l’hanno conosciuta un “grazie” dal profondo del cuore.
Dai ricordi della figlia Cinzia.
Rosita a 23 anni |
Rosita con il marito Puccini Giuseppe |
Rosita Clinica Santa Chiara Pisa |
Rosita pranzo di battesimo figlio della famiglia Napoli |
Rosita con il gruppo delle attrici all'ex asilo di Ghivizzano |
Scena commedia all'ex asilo |
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