LA PESTE A GHIVIZZANO, NOTIZIE STORICHE

 

NOTIZIE STORICHE SULLA PESTE

avvenuta nel 1631

La peste o male contagio, come veniva chiamata a quei tempi, fece il suo lugubre ingresso nel castello di Ghivizzano il 1 agosto del 1631, probabilmente portata dal limitrofo paese di Lucignana, dove, fin dal 1 di marzo già mieteva vittime.

Questa tremenda malattia è propagata dal “bacillum pestis” e porta alla morte in due o tre giorni e i portatori sono i topi infetti dello stesso bacillo. La malattia esplode violentemente e più essere di più tipi: con febbre alta arrossamento degli occhi, macchie rosse sulla pelle, vomito, emorragie o in forma “fulminante” (morte in poche ore) o “peste bubbonica”con suppurazioni purulente.

La comunità di Ghivizzano per arginare la peste mise in campo tutti i mezzi a disposizione ma il 1 agosto del 1631 si ebbe il primo caso certo nella persona di Bernardino di Vincenti, e non essendoci ancora il cimitero degli appestati su sepolto, dopo essersi confessato e comunicato, nell’orto della sua capanna, come risulta dall’atto di morte. Poi tocco a Vittoria Manfredi che invece fu sepolta nel cimitero degli appestati, costruito in fretta, in un luogo detto “al portello”(in una mappa antica conservata nell’archivio parrocchiale e riproducente le mura della rocca con torre, pozzo e caserma, si legge nel tratto di mura a occidente della torre, dalla parte esterna “cimitero degli appestati dell’anno 1631).

La famiglia più colpita fu quella di un certo Nicodemo di Angelo: in solo quattro giorni morirono il capo-famiglia e tre figlie.

Per fortuna la peste a Ghivizzano durò poco più di un mese e fece undici vittime.

Il 30 settembre 1961 morì, di morte naturale, Domenico di Michele e fu ordinato il seppellimento nella chiesa parrocchiale.

Si ricorda che il 30 agosto 1637 moriva per morte naturale uno dei figli più illustri il sig. Camillo Ghivizzani che per espressa sua volontà si fece seppellire a Lucca nella chiesa di S.Frediano nella tomba gentilizia di famiglia.

In archivio si conservano molti testamenti, fatti durante la peste, e ricevuti dal rettore Cesare Manfredi che fu parroco dal febbraio del 1631 al 1670.

Si ricorda un episodio che fa onore a don Manfredi, riguardante il battesimo di una bambina di Lucignana nata nel periodo della peste, che non avendo il parroco e che la comunità di Ghivizzano si oppose a riceverla , andò di persona in “Salicetori” (località di Lucignana dove era nata la bambina) e la battezzo con l’acqua della Dezza Cigora in data 1 marzo 1631.

L’epidemia della peste ispiro la comunità di Ghivizzano a ricostruire l’oratorio dei SS. Simone e Giuda, per dedicarlo a San Rocco, protettore degli appestati.

Altra fonte di notizie sulla peste a Ghivizzano

La peste o male contagio, come a quei tempi veniva chiamato fece il suo lugubre ingresso nel castello di Ghivizzano il primo agosto del suddette anno, e probabilmente vi fu portato dal limitrofo paese di Lucignana, dove fino del primo di marzo, mieteva numerose vittime. chiamava Giovanni di Domenico, abitante in luogo detto "in Salicetori", venne alla luce u Buona parte delle popolazione nella speranze di evitare il contagio, aveva abbandonato l'abitato e s'era adattata a vivere nell'aperta campagna in metati e capanne. Durante la peste in una famiglia, il cui capo sina bambina. Non volendosi portare per il battesimo a Lucignana, a causa del contagio e non permettendo la comunità di Ghivizzano, che venisse quivi portata, per timore che vi portassero il male, fu pregato il parroco di Ghivizzano anzidetto Cesare Manfredi di recarsi in "Salicetori" per battezzare la bambina e ciò avvenne il primo di marzo 1631, battezzando i surriferito parroco la neonata con l'acqua di un piccolo torrente che divide i due paesi, chiamato Dezza Cigora.

Ma oltre l'epidemia, Lucignana difettava ancora dell'assistenza religiosa, perché priva di due sacerdoti addetti al servizio religiose della popolazione. Si rileva infatti da un testimonio esistente nell'archivio parrocchiale di Ghivizzano che dell'alfiere Stefano di Lucignana fu chiamato il rettore di Ghivizzano per recarsi sui confini del territorio di detto paese per ricevere testamento di un certo Piero di Pellegrino Triaca, uomo ricco e buon cristiano, il quale dopo aver fatto una viva raccomandazione che non morendo di peste fosse sepolto nel cimitero di Lucignana fra le sue disposizioni testamentarie lega al convento dei francescani di Camaiore scudi 50; a quello di Viareggio scudi 25; a quello di S.Cerbone scudi 25, a quello di Borgo a Mozzano scudi 25 e alle compagnie del S.S.Sacramento e del Rosario di Lucignana scudi 40, non che scudi 20 all'opera di S.Stefano. Il testemanto esteso si é detto, sui confini dei due paesi, porta le firme de l'Alfiere Stefano di Lucignena e di Luca di Pietro di Girolamo, Luca Feroni o Zeroni di Pietro e di Antonio Frediani di Ghivizzano

Le comunità di Ghivizzano mise in opere tutti i mezzi che aveva a disposizione per tenere lontana le peste, me tutto fu inutile il primo agosto 1631, s’ebbe improvvisamente il primo caso certo di peste, nella persona di Bernardino di Vincenti, e non essendovi ancora il cimitero degli appestati fu seppellito, come risulta dell'atto di morte, nell'orto della sue capanna, dopo essersi confessato e comunicato,. Alla sera dello stesso giorno moriva Vittoria Manfredi di Angiorina, e queste fu sepolta nel cimitero luogo detto "il Portello", fuori delle mura castellane, dal lato di ponente di tramontana.

La famiglia più colpita dal contagio fu quella di un certo Nicodeno di Angelo, dove in soli 4 giorni, morivano il padre e le tre figlie. Fortunatamente la peste durò poco, dal primo di agosto al 5 settembre, e le vittime certe furono 11, sepolte tutte nel detto cimitero degli appestati.

Il 30 di settembre morì di morte naturale Domenico di Michele ed essendo ormai cessato il pericolo, fu ordinato il seppellimento nella chiesa parrocchiale. Sei anni dopo la peste, il 30 agosto 1637, Ghivizzano perdeva, per morte naturale, uno dei suoi illustri figli, il. Sig. Camillo Ghivizzani, dopo aver ricevuto i SS. Sacramenti della Confessione e Comunione e l'Olio Santo. Per espressa volontà dell'estinto il cadavere fu portato a Lucca e sepolto nella Chiesa di S.Francesco nella tomba gentilizia della famiglia Ghivizzani.

Nell'archivio si conservano molti testamenti, fatti durante la peste, e ricevuti dal rettore Cesare Manfredi. Fra questi ricordiamo solo quello di Biagio di Graziano Nuti, una delle prime famiglie del paese, il quale, preso dalla peste, in data 3 settembre 1631 faceva, testamento lasciando al parroco di Ghivizzano un terreno, con l'obbligo di N°12 messe all'anno, e all'altare della Madonna del Carmine due pezzi di selva, con l'obbligo di accendere le lampade il giorno di sabato. Il legato a favore dell'altare è andato sperduto.

Chiesa e Torre viste dal cimitero




Torre di Castruccio dove fuori delle mura c'era il cimitero





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