ORATORIO DI SAN ROCCO

 

Lungo la vecchia mulattiera che conduce a Coreglia, in località “San Simone” c’è un oratorio oggi denominato “San Rocco”.

L’origine di questa chiesa e molto antica ed era dedicata ai Santi Simone e Giuda (ecco perché i luoghi adiacenti all’oratorio vengono denominati “San Simone”) risalenti al 1290 come è fatta menzione scritta in un catalogo delle Chiese della diocesi di Lucca insieme alla chiesa di San Martino in Castello e ospedale di Calavorno. Si salta al 1631 quando compare la peste a Ghivizzano e allora gli abitanti decidono di ristrutturare la chiesetta di San Simone e Giuda, completamente rovinata, dedicandola a San Rocco protettore degli appestati.

La comunità di Ghivizzano elesse quattro uomini a capo di un comitato per la ricostruzione che erano:L’Alfiere Luca Zaroni, il Caporale Vincenzo di fu Iacopo Puccini, Giuliano di Bernardino e Bartolomeo del Caporale Pierotti. Il parroco del tempo era Cesare Manfredi.

Fu fatto un primo accatto che frutto n° 29 staia di miglio : venduto al pubblico incanto per lire 86 soldi 8 più lire 43 e soldi 18 per tasse volontarie mentre la famiglia di Graziano Nuti, la più ricca e antica di Ghivizzano, offri sei staia di miglio;

in tutto furono raccolte 147 lire e soldi 26.

Con questa somma nel gennaio del 1632 iniziarono i lavori pagando i muratori a 12 colombini al giorno (circa lire 0,80 lucchesi) restando a carico del comitato il costo del companatico che per 39 opre salì a 11 lire. Si lavorava anche nei giorni festivi e per compenso si dava una colazione consistente in un pezzo di pane.

Si trovarono un po’ di soldi dallo sfruttamento dei terreni al di là del Serchio posti in luogo detto “in Maltagliata”( confinati dai beni di Giuliano ed Eugenio Braccini. Tali beni furono stimati da Luca Zaroni, Domenico Tomei, Iacopo Battista e Francesco Nuti tutti di Ghivizzano, per scudi 32, pari a Lire 240).

Ma le entrate vennero ben presto esaurite e si dovette ricorrere ad un prestito fatto dal Caporale Mariano Barsanti di Gioviano per scudi 50, con interesse annuo di lire 26 e soldi 5. (le spese di contratto furono di lire 2 e soldi 10).

Nel 1635 terminarono i lavori e dalla Compagnia del SS Sacramento fu eletto, per la revisione dei conti, Manfredo di Angelo e da quella della Madonna della Neve, Francesco di Bartolomeo d’Alibrando e il 26 maggio il Vescovo di Lucca, Alessandro Guidiccioni concedeva la licenza agli abitanti di Ghivizzano per poter celebrare sempre non superando le 20 messe durante l’anno. (in quel tempo era papa Urbano VII)

Con la licenza del parroco vi si potranno amministrare anche i Santi sacramenti della penitenza e della Eucarestia.

Il suddetto decreto è datato da Lucca nel palazzo vescovile presso San Martino sotto il pontificato di Urbano VII.

Incaricati della relazione delle condizioni dell’Oratorio furono il Rev. Bartolomeo Nieri rettore della chiesa di San Gemignano di Controne, come da documenti in archivio parrocchiale.


L’Oratorio in pianta misura metri lineari 10 per 7,35 e sopra la porta d’ingresso si trova un elegante oculo composto da tre elementi di cotto formanti il cerchio.

Secondo il Baroni “l’Oratorio sotto il titolo di San Rocco ha il suo altare ornato e provveduto di tutto il bisognevole per il sacrificio della Messa, quivi è eretta una Compagnia la quale è amministrata dalle altre due Compagnia le quali qui convengono sotto il loro stendardo , a eleggere i maggiori Offiziali i quali vestono cappa bianca con mantellina nera.

Ha le costituzioni confermate dal Padre Fra Tommaso Mansi delegato da Mons. Rota Vescovo 17 ottobre 1651. I sopraddetti Offiziali vanno questuando per il di questo Oratorio e ne rendono conto delle limosine al Sig. Rettore di Ghivizzano il quale ci si porta con processione della descritta Compagnia ogni prima domenica del mese per celebrarvi e conseguisce lire 16.

Vi si fa ancora la festa solenne di San Rocco e quella dei Santi Simone e Giuda con messa cantata.”

Da una relazione su Terra Lontana del 2017

Si ricorda che l’oratorio fu ricostruito e dedicato a San Rocco, protettore degli ammalati, nel periodo della peste del 1631 ma che fu motivo di invocazione e preghiere da parte non solo degli abitanti di Ghivizzano, ma anche della Valle, in occasione di diffuse epidemie come, oltre alla peste, di colera e la “spagnola” dell’anno 1919.

Inoltre nell’estate del 1944, sul finire della guerra mondiale, nella chiesa di San Rocco trovarono rifugio e scampo per ben 4 mesi, ai bombardamenti e rastrellamenti dei soldati, ben 5 famiglie, venti persone sfollate dalla città di Livorno, ripetutamente bombardata dagli aerei americani e qui nel tempietto soggiornarono sani e salvi.

Ricerca fatta dall’archivio e da Terra Lontana

Il giorno della festa di questo oratorio dedicato a San Rocco è il 16 agosto, giorno in cui il popolo di Ghivizzano saliva a piedi nudi

(alcuni ricordano addirittura in ginocchio) alla chiesetta, oggi tra le acacie. Si ricorda che alla vigilia,dopo i vespri cantati alla chiesa parrocchiale in onore della Vergine Assunta in Cielo, tutto il popolo saliva recitando il Rosario all’oratorio e il giorno seguente alla Santa Messa.

Per diversi anni questa usanza fu abbandonata e l’oratorio, pian piano si copri di edera e di alberi intorno che per tagliarli si trovarono delle difficoltà e il tetto della chiesa fu ricorso e dotato di guaina.

Il parroco di allora, don Andrea Buchignani, fece togliere il quadro di valore che era sull’altare e che fu restaurato ( costo Lire 600.000) e oggi lo troviamo nella chiesa di Sant’Antonio.

Nel 2008 il Gruppo Ricreativo Parrocchiale di Ghivizzano, con il proprio volontariato, decise di riportare l’oratorio nella condizione di poterlo utilizzare e dopo aver ripulito e riordinato il tutto si decise che per il futuro saremmo saliti alla chiesetta il 2 di giugno di ogni anno con in programma la Santa Messa alle 11 e dopo, nel spazio antistante, attrezzati di tavolo e sedie, passare ad un pranzo al sacco tutti insieme in allegria e cordialità.

Il 2 giugno 2009 Invito alla Chiesina di San Rocco ( di Montpellier) con ritrovo nel piazzale del cimitero alle 10,30; poi “pedibus calcantibus”, a piedi, insieme al parroco Don Carlo, piccolo pellegrinaggio con recita della Santa messa alle ore 11.

Al termine pranzo al sacco nello spiazzo davanti la chiesa.

San Rocco 2011

2 giugno 2010

Tradizionale piccolo pellegrinaggio alla chiesa di San Rocco con santa messa, officiata da don Carlo e desinare al sacco. Nell’occasione inaugurata la valigetta da campo con l’occorrente per la santa Messa.

Si ricorda che ogni anno, proprio per mantenere la chiesa stessa, vengono ripulite le vie d’accesso, la chiesa e la zona adiacente e per questo si ringraziano Maddalena e Pierangelo Carzoli, Bellari Giuliano, Aldo Bicocchi,Luigi e Sandra Bianchi, Paolo Gaddini, Sergio Burchietti e Enrico Marchi.

Gruppo davanti alla chiesa di San Rocco

San Rocco 2 giugno 2010

2 giugno 2012

Per il quarto anno consecutivo si è svolta la scampagnata alla Chiesina di San Rocco con il programma della giornata: partenza per passeggiata con ritrovo al Cimitero alle 10, Santa Messa alle ore 11 e a seguire un simpatico pranzo al sacco proprio davanti al piccolo tempio. Come ogni anno dei volontari mantengono pulita la strada di accesso e l’area antistante la Chiesa.

Questo breve pellegrinaggio si è svolto anche nel 2013 e nel 2014 con la partecipazione di un gruppo di circa 40 persone.

In un dopo pranzo Agostino Lucchesi ricorda che l’oratorio nell’estate del 1944, al finire della 2° guerra mondiale, trovarono rifugio e scampo per quattro mesi, ai bombardamenti e ai rastrellamenti dei soldati tedeschi, ben 5 famiglie, venti persone sfollate dalla città di Livorno che soggiornarono sani e salvi.

Il 2 giugno 2015 dopo la Messa e il pranzo al sacco bella passeggiata a piedi con visita alla “Buca delle Fate” che si trova lungo il torrente Segone e fu esplorata già dal 1952. (se ne parla in altro articolo)

Si ricorda che causa maltempo non fu possibile la visita annuale all’oratorio il 2 giugno del 2016 ma che il 2 giugno del 2017, dopo la solita bella pulizia dentro e intorno alla chiesa, si è svolta la tradizionale gita-pellegrinaggio all’oratorio con relativo pranzo al sacco consumato nello spazio prospiciente la chiesa.

Anche il 2 giugno 2018 è stato organizzato il pellegrinaggio annuale all’oratorio di San Rocco con la Santa messa e il pranzo al sacco davanti alla chiesa, che come ogni anno viene ripulita e sistemata con la collaborazione degli uomini del G.R.P. e dalle signore Sandra Bianchi e Carzoli Maddalena.

Nel mese di novembre 2016 si è provveduto ad effettuare lavori al tetto dell’oratorio di San Rocco .

In particolare una trave del tetto si era spezzata e rischiava di cadere causando un danno irreparabile. Il trave è stato rimesso in posizione e sono state apposte barre laterali per sostenerlo.


Particolare del trave

2 giugno 2019

Nel 2019, cadendo il 2 giugno di domenica e non potendo avere il parroco libero da impegni in parrocchia, non si è potuto fare la ormai tradizionale scampagnata all’oratorio di San Rocco.

Naturalmente, come ogni anno il gruppo che si occupa di mantenere pulito sia la zona circostante che la chiesa ha provveduto ugualmente, come ogni anno, al proprio compito.

Nella foto il gruppo, dopo il lavoro, alle prese con una gustosa merenda! 




Gruppo 2019

Da un vecchio articolo sulla peste del 1631 si trova scritto:

..la peste comparve in Lombardia nel 1629, si estendeva ben presto anche in Toscana e nell’ottobre dello stesso anno faceva la sua triste comparsa anche in lucchesia.

Malgrado i provvedimenti emanati dal governo della repubblica lucchese, il terribile mare sempre più si diffondeva ed il primo di agosto 1631 faceva la sua triste comparsa nel nostro castello di Ghivizzano.

Il popolo in preda allo spavento, dopo avere sperimentato tutti i mezzi umani, ricorse all’aiuto del Signore e di San Rocco avvocato particolare di questo male, e perciò unitamente fece voto in detto giorno di San Rocco di rifare una chiesa detta di San Simone e al detto titolo unire quello di San Rocco.

Da un articolo scritto da Sonia Saisi su Terra Lontana

SOLENNITA’ CON LA QUALE SI FACEVA

LA FESTA DI SAN ROCCO

Fin dall’anno 1636, l’oratorio di San Rocco era amministrato da un camerlengo, la cui amministrazione veniva controllata da due sindacatori, nominati dalla Compagnia del SS. Sacramento e della Madonna della Neve.

La festa dei Santi Simone e Giuda con l’andare del tempo andò a poco a poco in disuso e si ridusse alla celebrazione di una messa cantata il giorno 28 ottobre, mentre quella di San Rocco si continuò a celebrare sempre più con maggior solennità.

Il giorno 16 agosto, all’alba, si dava fuoco alla famosa gazzara

di mortaretti, per la quale gli amministratori erano autorizzati a spendere fino a Lire 41 e soldi 6 per l’acquisto della relativa polvere la colazione agli ufficiali della festa.

Gli ufficiali facevano il sindacato versando nelle mani della Compagnia la rimanenza. Non tutti gli amministratori furono però puntuali che si rileva dal seguente fatto: il giorno 1 luglio 1679, veniva a Ghivizzano in sacra visita pastorale e Cresima, il cardinale Giulio Spinola, vescovo di Lucca, il quale avendo saputo per gravi rapporti fatti , che il camerlengo di San Rocco, il caporale P.P., non aveva versato la somma di Lire lucchesi 2 e soldi 5; e così pure aveva fatto il suo antecessore R.D., per la somma di lire 16 e soldi 16 già ambedue precedentemente condannati negli atti di Ser Francesco Mansi, notaro a Coreglia, della predetta eminenza fu dato incarico al Rev. Pietro Lombardi pievano di Lammari, di ordinare, , sotto pena dell’interdetto, di pagare nelle mani di Regolo Pierotti la somma dovuta, entro il mese di luglio.

Altre notizie storiche degne di essere registrate, sulla devozione del popolo verso San Rocco, non esistono in archivio.

E’ però ancora sempre viva la tradizione trasmessaci dai nostri uomini intorno alla grande devozione riaccesasi verso il santo nell’anno 1855, in occasione del colera, quasi improvvisamente apparso nel territorio lucchese e specialmente nella Valle del Serchio e della Lima. Basti solo ricordare che in solo 30 giorni il non lontano paese di Benabbio ebbe 45 vittime.

La triste circostanza rianimò la popolazione alla devozione un po’ affievolita a San Rocco, si indissero preghiere pubbliche e penitenze, si fece pure voto di ripulire e colorire il suo oratorio ed assegnare una Pianeta a detto Santo. Nelle prime ore della notte, tanto dal Castello come dall’Osteria, partivano scalzi e in mesto pellegrinaggio, al canto di laudi sacre e alla recita del Rosario, numerosi gruppi di devoti che giunti alla salita presso l’Oratorio, terminavano il pellegrinaggio camminando in ginocchio.

Le devote preghiere e le penitenze per l’intercessione di San Rocco salivano fino al trono di Dio, e il paese di Ghivizzano fi immune dal colera.

Per la storia dell’Oratorio suddetto dobbiamo ancora aggiungere che il medesimo fu restaurato nel 1890 a spese del popolo, il quale, come sempre, promosse una pubblica sottoscrizione che frutto la somma occorrente per poter riparare, rifare il pavimento, rafforzare le travature, intonacare i muri e restaurare il quadro dell’altare rappresentante il Crocifisso , San Rocco, San Simone, San Antonio da Padova ed altri santi, lavoro eseguito dal pittore Oreste Palminieri di Garfagnana

Da “La buona Parola” L’eco di Ghivizzano del aprile 1932 a cura di don Amedeo Tofani.

NOTIZIE STORICHE SULL’ORATORIO DI SAN ROCCO

A circa un miglio dal lato di tramontana del Castello di Ghivizzano, lungo la via mulattiera che conduce al Capoluogo, in località detta in “San Simone” esiste un vasto Oratorio, oggi denominato “San Rocco”.

L’origine di questa chiesa è molto antica ed era in origine dedicata ai SS. Simone e Giuda; ciò spiega perché anche attualmente, i terreni adiacenti a detto oratorio vengono denominati “in San Simone”.

Le più antiche notizie scritte che abbia potuto rintracciare, risalgono al 1290 e ne è fatta menzione in un catalogo delle Chiese ed altri pii luoghi dell’Arcidiocesi di Lucca, riportato nei documenti per servire alla storia di Lucca al tomo IV, documento XXVII, foglio 37, nel quale è detto che la chiesa di San Martino di Ghivizzano, insieme a quella di San Simone, facevano parte della Pievania di Loppia che si estendeva allora per tutta la sinistra bassa Val del Serchio, dal paese di Lupinaia fino alla Parrocchia di San Silvestro di Vitiana, compreso l’oratorio di San Nicolao e l’Ospedale di Calavorno. Erano in tutto n° 25 chiese, n° 2 Ospedali ed un Romitorio.

Tali notizie sono confermate nel contratto di divisione della Pievania suddetta, avvenuto il 23 febbraio 1390, per mano di sor Giovanni figlio di Teri cittadino lucchese e pubblico Notaro del Vescovado. In quell’atto, sotto il n° 4, è ricordato San Matteo di Ghivizzano; sotto il n° 21 San Michele e sotto il n° 23 San Simone di Ghivizzano.

Dal contratto anzidetto fino al 1631, non abbiano alcuna notizia sicura sopra quest’Oratorio. Solo al tempo della peste dell’anno 1631, troviamo che esso, per cattiva costruzione o per incuria della popolazione, era completamente rovinato e non restavano che pochi residui. La peste, comparsa in Lombardia nel 1629, si estendeva ben presto anche in Toscana e nell’ottobre dello stesso anno faceva la sua triste comparsa anche nella Lucchesia.

Malgrado i provvedimenti emanati dal governo della nostra Repubblica, il terribile male sempre più si diffondeva ed il 1 agosto 1631, faceva la sua macabra comparsa nel nostro Castello di Ghivizzano. Il popolo in preda allo spavento, dopo aver sperimentato tutti i mezzi umani, “ricorse all’aiuto del Signore e di San Rocco, avvocato particolare di esso male, e perciò unitamente fece voto in detto giorno di San Rocco di rifare una chiesa detta di San Simone e al detto nome unire anche quello di San Rocco”.

I componenti del comune di Ghivizzano indissero subito un adunanza e, seduta stante, fu nominato un Comitato per fare detta fabbrica composto da N° 4 uomini, eletti dalla Comunità stessa che furono: L’alfier Luca Zaroni, il caporale Vincenzo di fu Iacopo Puccini e Giuliano di Bernardino e Bartolomeo del Caporal Pierotti, essendo rettore di Ghivizzano , Prete Cesare Manfredi.

Fu fatto un primo accatto che sfrutto n° 29 staia di miglio , venduto al pubblico incanto per L. 86e soldi 8; più lire 43 e soldi 18 furono riscosse per tasse volontarie; e n° 6 staia di miglio furono date da Graziano Nuti, la famiglia più ricca e antica di Ghivizzano. In tutto furono raccolte L. 147 e soldi 26.

Con questa somma, nel gennaio del 1932, si iniziarono i lavori prima di sfattura dei vecchi muri e poi la ricostruzione del nuovo Oratorio, pagando i muratori a 12 bolognini al giorno, circa L. 0,80 di oggi, restando a carico del Comitato la spesa per il companatico che per n° 39 opre salì a L. 11.

Si lavorava anche nei giorni festivi e per compenso si dava loro una piccola colazione, consistente in un pezzo di pane.

Nel cosro dell’anno aumentarono le entrate, avendo avuto dalla Comunità di Ghivizzano lo sfruttamento dei beni Comunali, posti al di là del Serchio località “In Matagliata”, confinati dai beni di Giuliano ed Eugenio Braccini di Gioviano. Tali beni furono stimati da Luca Zaroni, Domenico Tomei,Iacopo di Battista e Francesco di Graziano Nuti, tutti di Ghivizzano per scudi 32 pari a Lire 240. L’opra ai muratori nell’estate fu portata a 18 bolognini.

Ma le entrate furono ben presto esaurite e fu necessario ricorrere ad un prestito privato.

Il denaro occorrente fu trovato a Gioviano dal Caporale Mariano Barsantie fu di scudi 50 con l’interesse annuo di Lire 26 e soldi 5.

Le spese di contratto furono L. 2 e soldi 10.

Nell’anno 1635, essendo terminati i lavori, dalla Compagnia del SS. Sacramento fu eletto per la revisione dei conti, Manfredo di Angelo e da quella della Madonna della Neve Francesco di Bartolomeo d’Alibrando.

In quest’anno pure, al 26 maggio, Alessandro Guidiccioni Vescovo di Lucca e Conte, emanava il Decreto col quale si concedeva licenza alla Comunità e agli abitanti di detto luogo, di poter celebrare nell’Oratorio, già dedicato ai SS. Simone e Giuda, dai medesimi abitanti e con la licenza dei Superiori, riedificato dalle fondamenta, aggiungendovi il titolo di San Rocco località detta “in San Simone”.

Nell’anzidetto Decreto è ancora detto che vi si possa celebrare ogni anno la festa dei SS.Simone e Giuda e ai 16 agosto quella di San Rocco, con facoltà di potervi celebrare una volta al mese, ed anche più spesso, purché le messe ivi dette non superino, durante l’anno, il n° 20. Con la licenza del Parroco vi si potevano amministrare anche i SS. Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia.

Il suddetto Decreto è datato da Lucca nel palazzo arcivescovile presso San Martino sotto il pontificato di Urbano VII.

Incaricati per la relazione delle condizioni dell’Oratorio furono il Rev. Bartolomeo Nieri, rettore della chiesa di San Gemignano di Controne e don Riccardo Buonamici Cappellano della Pieve di Controni, come da documenti in archivio parrocchiale.

Da “La buona parola” L’Eco di Ghivizzano maggio 1932 a cura di don Amedeo Tofani

SOLENNITA’ CON LA QUALE SI FACEVA LA FESTA DI SAN ROCCO

Fino dall’anno 1636, l’Oratorio di San Rocco era amministrato da un Camarlingo, da due Priori e un Cancelliere la cui amministrazione veniva controllata da due Sindacatori, nominati dalle Compagnie del SS.Sacramento e della Madonna della Neve.

La festa di SS: Simone e Giuda con l’andare del tempo a poco a poco andò in disuso e si ridusse ad una celebrazione con la messa cantata il giorno 28 ottobre, mentre quella di San Rocco si continuò a celebrare sempre più con maggiore solennità e clamorosità. Il giorno del 16 agosto, all’alba, si dava fuoco alla famosa gazzarra di mortaretti, per la quale gli amministratori erano autorizzati a spendere fino a 4 lire lucchesi e soldi 6 , per l’acquisto della relativa polvere, e a portare la colazione agli ufficiali della festa, consistente in pane, vino, formaggio e frutta.

Passata la festa gli ufficiali facevano il sindacato versando nelle mani delle Compagnie l’avanzo.

Non tutti gli amministratori furono però puntuali e si rileva dal seguente fatto.

Il giorno 1 luglio 1679, veniva a Ghivizzano in Sacra Visita Pastorale e Cresima il sig. Card. Giulio Spinola, Arcivescovo di Lucca, il quale avendo saputo per gravi rapporti fatti, che il Camarlingo di San Rocco, il Caporale P. P. non aveva versata la somma di lire lucchesi 2 e soldi 5 e così aveva fatto il suo antecessore R. D. , per la somma di lire lucchesi 16 e soldi 16, già ambedue precedentemente condannati negli atti di Sor Francesco Mangi, notaro a Coreglia, dalla predetta eminenza fu dato incarico al Rev.mo Sig. Pietro ombardi, Pievano di Lammari, di ordinare, sotto pena dell’interdetto dal’ ingresso in Chiesa, ai prefati amministratori di pagare nelle mani di Regolo Pierotti la somma dovuta dentro il mese di luglio 1679.

Altre notizie storiche, degne di essere registrate, sulla devozione del popolo verso San Rocco, non esistono in archivio.

E’ però ancor sempre viva la tradizione trasmessaci dai nostri nonni intorno alla grande devozione riaccesasi vero il Santo nell’anno 1855, in occasione del colera, quasi improvvisamente apparso nel territorio lucchese e specialmente della Valle del Serchio e della Lima. Basti solo ricordare che in solo 30 giorni, il non lontano paese di Benabbio, ebbe 45 vittime.

La triste circostanza rianimò la devozione un poco intiepidita a San Rocco; si indissero pubbliche preghiere e penitenze; si fece pure voto di ripulire e colorire il suo Oratorio ed ossequiare una Pianeta a detto Santo.

Nelle prime ore poi della notte, tanto dal Castello come dall’Osteria, partivano scalsi in mesto pellegrinaggio, al canto di laudi sacre e alla recita del Santo Rosario, numerosi gruppi di devoti, che giunti alla salita presso l’Oratorio, terminavano il pellegrinaggio camminando a ginocchia nude.

Le divote preghiere e le penitenze per intercessione di San Rocco salirono fino al Trono di Dio ed il paese intero di Ghivizzano fu immune dal colera.

Per la storia dell’Oratorio suddetto dobbiamo anche aggiungere che il medesimo fu pure restaurato nel 1899 a spese del popolo, il quale, come sempre, promosse una pubblica sottoscrizione che fruttò la somma occorrente per poter rifare il pavimento, rafforzare le travature, intonacare i muri e restaurare pure il quadro dell’altare rappresentante il Crocifisso, San Rocco, San Simone, Sant’Antonio da Padova ed altri Santi, lavoro eseguito dal pittore Oreste Paltrinieri di Garfagnana.

DEVOZIONE DELLA COMUNITA’ A SAN ROCCO

Profondamente sentita è stata sempre la devozione del popolo a San rocco e la sua festa era fatta con tale solennità , che si teneva non differire in nulla dai giorni festivi comandati dalla Chiesa , e in tal giorno il popoli si sentiva gravemente obbligato , per voto fatto alla Comunità, ad ascoltare non solo la Santa Messa, ma ancora ad astenersi ad ogni opera servile.

A conferma di quanto abbiamo asserito, riportiamo il seguente decreto, emanato il 20 ottobre 1784 dal rev.mo signor Vicario generale ed Esecutore Apostolico, signor Francesco Nobili, arciprete della Chiesa Metropolitana di Lucca.

 “Essendo pervenuto a nostra notizia che dalla Comunità e dal popolo di Ghivizzano, si osservano come festivi i giorni : San Paolo30 giugno; Madonna della Neve 5 agosto; e San Rocco 16 agosto”.

Ne costando da alcun documento della vera origine e natura delle feste suddette...col tenore del presente decreto dichiariamo:

Che la Comunità e il popolo di Ghivizzano, adesso e per tutti i processi del tempo , nelle ricorrenze dei prefati giorni, tenuto il culto e la solennità con la quale si sono sempre solennizzati i detti giorni, possa con piena libertà e sicurezza di coscienza, occuparsi in qualunque opero lavoro, pubblico o privato, come giorni veramente feriali.

E perché il presente decreto pervenga a notizia di tutti, ordiniamo che venga spiegato e letto in un giorno festivo dal sacro altare e conservato nell’archivio parrocchiale.

Scritti di don Amedeo Tofani

2 giugno 2012

Alcuni dei volontari per le pulizie annuali esterne Pierangelo, Paolo, Renato, Giuliano e Luigi

I pellegrini sulla strada di San Simone

Interno chiesa di San Rocco

Quadro di autore sconosciuto che era nella chiesa di San Rocco  poi reataurato

San Rocco 2015 escursione alla buca delle fate

San Rocco

San Simone e San Giuda


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