I CIMITERI DI GHIVIZZANO

 

Il culto dei morti è sempre esistito presso tutti i popoli della terra.

Nel nostro paese i morti si seppellivano sotto il pavimento della chiesa e fino agli anni 60 si potevano leggere, all’ingresso della porta di fondo, molte lapidi di marmo con i nomi dei sepolti.

Queste lapidi furono rimosse quando un benefattore fece rifare il pavimento dell’atrio e chiudere con vetrate i finestroni.

L’8 febbraio 1839 il presidente di sezione di Ghivizzano scrisse al gonfaloniere di Coreglia facendo notare che occorrevano lavori di riparazione del sepolcreto e che andando verso l’estate l’esalazione dei cadaveri sarebbero state nocive agli abitanti.

Il ministro degli interni del governo ducale di Lucca, venuto a conoscenza che a Ghivizzano si continuava a seppellire i morti in chiesa rese noto al gonfaloniere di Coreglia che tale situazione non era più tollerabile perché contraria ai vigenti regolamenti di sanità.

Soltanto nell’anno 1868 il tecnico comunale ing. Micheli sceglieva la località di “Pianezzori” a levante del Castello , poco sopra l’oratorio della Madonna della Neve, di proprietà dei fratelli reverendi Bartolomeo e Regolo Pierotti.

Il cimitero fu costruito e recintato con muro e cancello ma si rilevò non adatto a causa del terreno argilloso e “acquitrigno”non permettendo lo scolo delle acque e nello scavare le fosse si trovava sempre l’acqua. Quindi incontriamo un lungo periodo di malcontenti tra gli abitanti di Ghivizzano e il comune di Coreglia

e si dovette arrivare al luglio del 1887 per veder il nuovo cimitero in località Camparlese il cui terreno apparteneva al reverendo Biagio Tomei a cui fu offerta la somma di lire 600.

Il primo morto seppellito in questo cimitero fu Davino Puccini il 4 agosto 1887.

Si riporta da un articolo scritto da Pellegrini Elisa di sepolture in massa dei morti , che i castellani vedevano calare nelle buche della chiesa; presenti i loro morti a tutte le funzioni, non sapevano rassegnarsi a vederli un giorno rinserrare in piccole fosse e coprire di terra.


Atrio entrata chiesa parrocchiale dove venivano sepolti i morti tramite botola sul pavimento



Lapide sul fondo dell'atrio della chiesa parrocchiale indicante i nomi di alcune persone sepolte



Vecchia portantina per il trasporto dei defunti



Dizioni tombe nel pavimento all'interno della chiesa di Giovanna e Filippo, moglie e figlio di Francesco Castracani

Resti ad oggi del muro di cinta del vecchio cimitero località Pianezzori

Particolare del muro di cinta

Particolare del muro di cinta


 “Cimitero” deriva dal greco e significa dormitorio mentre “Camposanto” significa cimitero cristiano


In riferimento al primo cimitero in località “Pianezzori” si ricorda che il 29 gennaio 1884 nel seppellire il cadavere di Caterina Frediani a solo 30 cm. di profondità fu trovata acqua putrida e si dovette sospendere lo scavo rivolgendo una nuova istanza al prefetto dimostrando che lo scasso fino a metri 1,50 previsto dal progetto non era stato ottemperato.

Si ricorda inoltre che il comune di Coreglia in data 19 maggio 1884 deliberò la nuova costruzione a fianco del cimitero di Piano di Coreglia e che gli abitanti di Ghivizzano rifiutarono il progetto con un ricorso in carta legale del 5 giugno 1884 sottoscritto da ben 82 capo-famiglia.

Finalmente la commissione sanitaria provinciale si oriento sulla proposta fatta dal perito di Ghivizzano Silvio Antoni che aveva proposto Camparlese utilizzando per l’accesso la mulattiera comunale già esistente con ponte di pietra sul torrente Segone.

(approvazione del consiglio comunale in data 21 gennaio 1886)

In alto le due cappelline laterali del primo cimitero in Camparlese con sotto la miniera di lignite


Primo ampliamento cimitero Camparlese

Il 10 ottobre 1933 terminarono i lavori di ampliamento del cimitero fatti dalla ditta Giulio Pellegrini di Ghivizzano con una spesa complessiva di Lire 44.031 che prevedevano la costruzione della cappella-ossario e il muro di cinta. La prima salma collocata nella parte nuova fu quella di Giovanni Leoni morto il 4 gennaio 1934.

Nell’ottobre 1952 si comunica che la parte vecchia del cimitero sarà lavorata per adibirla a nuove sepolture, perché la parte nuova è esaurita. In tale circostanza le Ossa di tutte le tombe comuni saranno riunite nell’Ossario. Chi vorrà dare ai propri morti particolare sistemazione è pregato di comunicarlo quanto prima.

Nell’occasione si fa presente che possono essere prenotati i forni, che sono di prossima costruzione, al prezzo di Lire 18.000


Da un articolo del settembre 1964

Belle e brutte notizie per il Cimitero

...stanno per essere ultimato il nuovo gruppo di loculi, sistemati i viali, sarà posto un gradino in pietra all’ingresso centrale per togliere il ripetersi di pozzanghere, la Cappella sarà pulita e adattata per la celebrazione della Messa e infine la distribuzione della corrente elettrica in modo da servire tutte le cappelle private e le tombe.

.la cosa brutta e la mancanza di pulizia e di ordine insomma un pò di trascuratezza...e per rimediare il Consiglio della Misericordia propone una piccola sottoscrizione di lire 200 annue (che ritirerà la Misericordia stessa unitamente alla sua tassa) e che servirà a tenere in ordine i viali e il terreno non ricoperto da tombe.                                                                          




Proposta per tenere pulito il cimitero

Da un articolo di Terra Lontana del 1989 a cura del prof. Pellegrini


Storia dei cimiteri di campagna a Ghivizzano


Il primo ad essere sepolto nel cimitero “nuovo” fu il Padre Davino Puccini morto a Ghivizzano il 4 agosto 1887 come scritto nell’atto di morte redatto dall’economo spirituale pro tempore don Pietro Gagliani (1887-1891). Questo “nuovo” si riferiva all’attuale cimitero di Camparlese per distinguerlo dal precedente in località “Pianezzori” dove fu sepolto il fratello Mansueto Puccini morto nove anni prima.


Il culto dei morti è sempre esistito presso tutti i popoli della terra. L’editto napoleonico di Saint Cloud nel 1806, esteso anche in Italia, conteneva l’obbligo di costruire i cimiteri nelle campagne distanti dalle città. Per quei tempi seppellire i morti lontano dai centri abitati significava condannare ad una rapida dimenticanza anche gli uomini benemeriti. Questo decreto decadde quando si tornò con il Congresso di Vienna (1815) all’antico regime.

Anche nel nostro paese si continuò a seppellire i morti sotto il pavimento della chiesa. Nella nostra chiesa parrocchiale fino a una ventina di anni fa figuravano molte lapidi di marmo col nome dei sepolti che furono rimosse quando un benefattore fece rifare il pavimento dell’atrio e chiudere con vetrate i finestroni.

Nell’anno 1838, regnante Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca (1824-1847) il presidente della sezione di Ghivizzano, Giov. Antonio Puccini, scrisse al Gonfaloniere di Coreglia per denunziare che il sepolcreto sotto la chiesa aveva bisogno di riparazioni, in particolare segnalava l’indecenza di veder piovere dentro il loggiato dentro il quale stanno i sepolcri. Alla denunzia aveva allegato una perizia di L. 99 e soldi 16, stesa alla buona da Francesco Puppa capo mastro muratore di Gallicano, con dettaglio dei lavori.

Non ebbe risposta, perciò riscrisse l’8 febbraio 1839 sottolineando l’urgenza dell’intervento “giacchè nella stagione calda-si legge- le esalazioni dei cadaveri sarebbero state nocive agli abitanti”. Il gonfaloniere mal fidandosi della stima del Puppa interessò il tecnico comunale ing. Barsotti, da cui, in data 23 settembre, ebbe una perizia di spesa salita a L.444 e soldi 6, ma i lavori non ebbero esito perché da Lucca il ministro dell’interno del governo ducale, informato che ha Ghivizzano si continuava a seppellire i morti in chiesa, con dispaccio n° 2372 del 17 ottobre 1839 rese noto al Gonfaloniere di Coreglia, Federico Antonini, che tale consuetudine “non poteva più tollerarsi perché contraria ai vigenti regolamenti di sanità”.

Pertanto spedì a Coreglia l’ispettore sanitario G.Giannelli per una ricognizione di terreni idonei alla costruzione di cimiteri a sterro. Benchè il fatto si commenti da se non possiamo rinunziare all’osservazione che anche nella ritardata Lucca, superata la reazione alla dominazione francese, la ragione riconosceva la bontà di quel famoso editto di Saint Cloud del 1806.

Quanto alla pratica attuazione si ricorda: grandi eventi portarono gli anni a venire con due rivoluzioni ( 1848 e 1859 ) e ricordiamo che Lucca subì ben due cambiamenti di governo, e manco quella quiete necessaria per pensare ai cimiteri.


Il primo cimitero del paese

A Coreglia si tornò a pensarci nel 1859 quando il gonfaloniere invio ai parroci del comune con l’invito a presentarsi al suo ufficio fra sei giorni per trattare la costruzione dei camposanti.

Soltanto nell’anno 1868 a Ghivizzano fu segnalata la località di “Pianezzori” a levante del castello, poco sopra l’Oratorio della Madonna della Neve. Il terreno era di proprietà dei fratelli rev.di

Bartolomeo e Regolo Pierotti. La superficie richiesta era di mq.419,25 che al prezzo di lire 0,50 al metro sommava una spesa di L.209,62. Il terreno per la strada di accesso, staccando dalla via di Piazza verso il cimitero era lungo metri 65 con una larghezza di metri 1,70; era completata la costruzione di un muro di cinta con il cancello quella della stanza mortuaria e lo scasso del terreno interno fino a metri 1,50. I lavori dovevano essere ultimati entro settembre e il 26 maggio ci fu l’incanto al palazzo comunale.

Quindi silenzio per nove anni segni che la costruzione, inaugurazione del cimitero filarono lisci.

Se ne tornò a parlare in una seduta della giunta del 4 aprile 1878. Il delegato municipale di Ghivizzano si era lamentato perché il Comune consentiva l’inumazione nel cimitero di Ghivizzano di salme provenienti dal Piano di Coreglia e il terreno cominciava a mancare. Questo allarme ci fa pensare che ancora non fosse agibile il cimitero del vicino paese. Infatti, benchè progettato contemporaneamente al nostro, il cimitero di Piano di coreglia fu iniziato nell’anno 1879.

Ma un allarme di ben altra importanza venne dato sei anni dopo, quando con un ricorso in carta bollata (cent.50) i signori Antoni Mansueto e Camilli Giovanni fecero sapere al Prefetto di Lucca che in data 20 dicembre 1883 si erano rivolti al Comune di Coreglia per segnalare che il cimitero di Pianezzori non corrispondeva alle prestazioni di legge: 1) perché era troppo piccolo; 2)perchè il terreno argilloso e “acquitrigno” non permetteva lo scolo delle acque e, nello scavare, le fosse si trovavano sempre piene d’acqua; 3) perché lo strato terroso mancava di conveniente profondità; 4) per l’errato posizione topografica e la direzione dei venti.

Il 29 gennaio dovendosi tumularsi il cadavere di Frediani Caterina, a cm. 30 di profondità si trovava acqua putrida e si dovette sospendere lo scavo informando di nuovo il Prefetto.

A questo punto la giunta incaricò il tecnico Micheli di fare una relazione su un terreno a confine con quello di Piano di Coreglia, quindi nell’adunanza del 19 maggio 1884 deliberò la costruzione del nuovo cimitero accanto a quello del vicino paese a ponente.

Il paese rifiutò questa soluzione e il ricorso in carta legale porta la data del 5 giugno 1884 con la sottoscrizione di ben 82 capi-famiglia.

Nonostante la delibera del 19 maggio 1884, l’amministrazione comunale volle vederci chiaro sulla fondatezza dei motivi che giustificassero la costruzione di un secondo cimitero e sempre per la “doverosa” politica della lesina chiese l’intervento dell’ufficio del Genio Civile della provincia per ispezionare il cimitero di Pianezzori e rendersi conto se, con opportuno lavori di scasso, si potesse recuperare un terreno idoneo alle sepolture.

Così arriviamo alla relazione dell’ingegner Edoardo Witting del Genio Civile circa l’ispezione al cimitero di Ghivizzano.

Il Witting il 22 settembre 1884 si recò in ispezione con l’assessore Dioniso Pisani. Dissotterrata una cassa da tempo interrata la trovò piena di liquame putrido e in più notò la natura argillosa non adatta alla decomposizione di materie organiche.

Quindi fece abbandonare quel cimitero dopo averlo coperto d’un terreno vegetale misto a calce dello spessore di m. 0,50.(documento firmato il 18 ottobre 1884 con controfirma dell’ing. Capo Bardini del Genio Civile).

Il Comune di Coreglia allora tornò ad insistere sulla nuova costruzione a confine con Piano di Coreglia mediante ampliamento del medesimo.

Intanto il tecnico Micheli era stato incaricato di fare sopralluogo in alcune località indicate dal compaesano perito Antoni Silvio.

L’Antoni suggeriva Camparlese mentre il Micheli preferiva la località “in Piano” già servita da strada d’accesso.

L’amministrazione comunale deliberò il 13 novembre 1885

di rimettersi per la scelta del luogo alla commissione sanitaria provinciale che decise per Camparlese(adunanza del 21 gennaio 1886) Per la strada di accesso si doveva utilizzare la mulattiera comunale già esistente con ponte di pietra sul torrente Segone

(per intenderci oggi diremo al Monterastelli)

In successiva adunanza del 3 maggio 1886 esaminato il progetto fu deliberata l’approvazione ma sempre con la riserva economica di trascurare “i lavori superflui d’abbellimento” e con tale modifica si passo al pubblico incanto dei lavori che, eseguiti, furono verificati nel luglio 1887.

Il terreno dove sorge l’attuale cimitero apparteneva al reverendo don Biagio Tomei a cui fu offerta la somma di Lire 600.

Il Tomei volle portare la cifra a Lire 622 e l’aumento fu accordato per non dar luogo agli atti di espropriazione forzata che sarebbero costati di più

La battaglia era vinta e la sua storia resta nei documenti a testimoniare un periodo di malessere con la rivalità stabilitasi tra

il consiglio comunale e Ghivizzano.


Da un articolo del 1999


...sono imminenti i lavori per l’ampliamento del Cimitero aggiudicati in appalto dalla ditta Sodini di Lucca.

Il 23 gennaio 1999 alla presenza del parroco Don Andrea e il sindaco Remaschi inaugurazione dell’ampliamento del cimitero.


Permesso a celebrare la Santa Messa nella cappellina del sig. Bartolomeo Mei nel cimitero di Ghivizzano da parte della Curia Arcivescovile di Lucca in data 16 settembre 1955.

Si riporta il permesso:

Accogliendo l’istanza del Sig. Bartolomeo Mei di celebrare la Santa Messa nella Cappella da lui costruita nel Cimitero Parrocchiale di Ghivizzano, per la sepoltura dei defunti della sua famiglia. Costandoci che la detta Cappella ha tutti i requisiti per poterci celebrare il Santo Sacrificio, in virtù del presente Decreto concediamo che nella predetta Cappella si possa celebrare la Santa Messa da ogni sacerdote sia secolare che regolare servatis servandis.








Condizione del cimitero negli anni '40



Ingresso cimitero vecchio al 2024


Interno cimitero


Ingresso ampliamento 


Interno ampliamento al 2024

Lavori ampliamento cimitero


Vista aerea cimitero al 2024

Piazzale antistante ampliamento cimitero

Ditta edile che gestisce i lavori cimiteriali

Ditta che gestisce le luci votive

Strada pedonale per il cimitero passando dal Monterastelli

Strada per il cimitero al 2024

Strada che porta al cimitero alla fine degli anni '50





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