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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

MAESTRE D'ASILO: RAFFAELLI GINA

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  RAFFAELLI GINA Gina Raffaelli è nata a Sillicagnana (San Romano Garf,) Lucca, da Ferdinando e Maria Sarti il 23-3-1951. Primogenita di un fratello, Ovidio, ha vissuto la sua infanzia nel piccolo p a ese di Sillicagnana a diretto contatto con la natura e gli animali.  Subito dopo la scuola media fatta a Castelnuovo Garfagnana ha  frequentato a Lucca “L’Istituto Professionale Femminile”, come assistente a comunità infantili, e si è diplomata nel 1972. Nel marzo del 1968 in Italia venne istituita la scuola materna statale, mentre fino a quella data la scuola dell’infanzia era gestita dai Comuni o associazioni private. Nel settembre del 1972 ha avito il primo incarico annuale come assistente a comunità infantile e nel contempo ha acquisito il diploma di “Scuola Magistrale” a Lucca. Dal 1972 al 1979 ha lavorato a Castelnuovo Garf., con incarico di ruolo dal 1974 in poi. Si è sposata con Muzzarelli Lauro e trasferita a Ghivizzano nel 1977 e nel 1979 ha avuto il figlio

PERSONAGGI DI IERI: PUCCINI CARLO SENIOR

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  CARLO PUCCINI Cavaliere della Repubblica Da un articolo del 1970 Il compaesano Carlo Puccini è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere all’Ordine e al merito della Repubblica Italiana. La figura di Carlo Puccini non ha bisogno di molte presentazioni che vedono ora premiato il suo patriottico sacrificio compiuto nella guerra del 1915-18 , la sua assidua e competente attività dirigenziale e il lungo impegno assolto con passione e zelo nella cosa pubblica. (Subì l’amputazione di una gamba a causa di una scheggia di cannone durante un combattimento sul Carso contro gli austriaci) Carlo Puccini con il motorino Carlo Puccini Famiglia Carlo Puccini Famiglia Carlo Puccini Puccini Carlo Gamba amputata Da un articolo di Terra Lontana del 1978 Il giorno di Pasqua 1978 si sono svolti i funerali del Cav. Puccini Carlo. Figura molto nota chiamato da tutti “Carlino” mutilato e invalido della guerra 1915-18, Cavaliere di Vittorio Veneto e titolare dell’ufficio postale di Ghiviz

“Scatolificio Cartimballo “ di Giuseppe Poli

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  Nel 1963 venne costruito un capannone in via delle Gattoline, davanti alla zona della “Funicolare”, e nel 1964 nacque la ditta “Cartimballo dei F.lli Poli s.n.c.” di Angelo e Samuele dove si confezionavano imballaggi in cartone ondulato. I fratelli Poli avevano aperta anche una segheria in via della Stazione per la preparazione di imballaggi in legno e per alcuni anni entrambe le ditte continuarono l’attività per poi chiudere la segheria alla fine degli anni 60 con il sopravvento delle scatole in cartone ondulato, diventato un imballo leggero e resistente. Negli anni 60 si ebbe un boom di piccole aziende di statuine (marzocchi, mammalucchi), di cornici, soprammobili e la “Cartimballo” si specializzò nelle scatole con coperchio, all’americana e con stampe personalizzate. Inoltre allargò i suoi orizzonti fino ad abbracciare diversi tipi di clientela che si trovava anche in località distanti dalla nostra valle. Nel 1984, Giuseppe, il figlio di Samuele, entra a lavorar

ORATORIO DI SAN ROCCO

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  Lungo la vecchia mulattiera che conduce a Coreglia, in località “San Simone” c’è un oratorio oggi denominato “San Rocco”. L’origine di questa chiesa e molto antica ed era dedicata ai Santi Simone e Giuda (ecco perché i luoghi adiacenti all’oratorio vengono denominati “San Simone”) risalenti al 1290 come è fatta menzione scritta in un c atalogo delle Chiese della diocesi di Lucca insieme alla chiesa di San Martino in Castello e o spedale di Calavorno. Si salta al 1631 quando compare la peste a Ghivizzano e allora gli abitanti decidono di ristrutturare la chiesetta di San Simone e Giuda, completamente rovinata, dedicandola a San Rocco protettore degli appestati. La comunità di Ghivizzano elesse quattro uomini a capo di un comitato per la ricostruzione che erano:L’Alfiere Luca Zaroni, il Caporale Vincenzo di fu Iacopo Puccini, Giuliano di Bernardino e Bartolomeo del Caporale Pierotti. Il parroco del tempo era Cesare Manfredi. Fu fatto un primo accatto che frutto n°

Gisberto Rossi e il complesso degli “Esseri”

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  Siamo nella metà degli anni sessanta e Gisberto, giovane e intraprendente, stava imparando a suonare l’organo da Marco Salotti quando fu cercato da un gruppo di ragazzi della zona a far parte di un nuovo complesso nominato “Gli esseri” Il gruppo era formato da Paolo Giambastiani di Diecimo alla chitarra, Domenico Silvestri, detto Paino, di Borgo a Mozzano alla batteria, Franco Bianchi di Fornoli alla chitarra e voce solista, Teddy Marcello di Fornoli al Basso e Gisberto Rossi di Ghivizzano all’organo. Oltre al solista un pò tutti partecipavano al canto. Il genere del gruppo era principalmente il “beat”ma suonavano anche canzoni da ballo. Era il 1967 e il gruppo fece il suo inizio a Montefegatesi, poi a Colognora di Piazza al Serchio per passare a Pianosenatico con una serie di varie serate dove si suonava per 5000 lire a testa per sera più un bella bistecca con patate. Varie serate furono fatte a Ghivizzano sia alla “Magnolia” che al teatro e si ricorda anche l’i

DON GIOVANNI TRAFIERI

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  Si ricorda un giovane sempre gioviale, attaccato a Ghivizzano ed alle sue tradizione specialmente religiose. Così prima di pensare al sacerdozio, lo vedevi sempre in prima fila alle funzioni religiose dando sempre una mano alle preparazioni, amante del bel canto liturgico. Questo dono lo trasportò al sacerdozio che abbracciò, dopo il servizio militare, a Roma nella Casa Religiosa di san Vincenzo Pallotti, dove i superiori gli accordarono ben presto stima e considerazione affidandogli la cura della Parrocchia di Abbazia Mafio di Alessandria, che resse per tre anni. Successivamente fu assistente nella Parrocchia Regina Apostoli in Roma e poi Economo della Casa e insegnate di religione al Liceo Paolo Orlando di Roma. Da qui inizia una storia dolorosa per la salute che lo ha fatto soffrire per un lungo periodo, dovendosi ritirare a Ghivizzano, dove pur in condizioni difficili, non ha perso occasione di prestare il suo aiuto nelle occorrenze della parrocchia. Era nato nel

Personaggi di ieri Tassoni Vermiglio l’ambulante delle sarte

Tassoni Vermiglio proveniva dal modenese e ha abitato a Ghivizzano prima in “Piano” e poi nella zona della “funicolare” nella casa di Dina Franceschini per trasferirsi a Fornoli e infine nella piazza di Chifenti. Iniziò il suo lavoro di ambulante girando per i paesi con una valigia per passare poi ad un “carrettino” tirato da una bicicletta, per finire con un “Isocarro” con cassone dotato di saracinesca. Nei giorni prestabiliti era atteso dalle donne del paese che in quei tempi tutte sapevano cucire e in special modo dalle varie sarte per rifornirsi del necessario per il loro lavoro: filo, aghi, bottoni, cerniere, gomitoli di cotone o matasse lo lana. Oltre a questi oggetti di lavoro portava anche intimo già confezionato come pigiami, calze, mutande, calzini, canottiere sia per grandi che per bambini. Insieme alla moglie e alla figlia apri un negozio di abbigliamento a Fornoli. Era nato il 22 giugno del 1912 ed è morto nel 2007

I CIMITERI DI GHIVIZZANO

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  Il culto dei morti è sempre esistito presso tutti i popoli della terra. Nel nostro paese i morti si seppellivano sotto il pavimento della chiesa e fino agli anni 60 si potevano leggere, all’ingresso della porta di fondo, molte lapidi di marmo con i nomi dei sepolti. Queste lapidi furono rimosse quando un benefattore fece rifare il pavimento dell’atrio e chiudere con vetrate i finestroni. L’8 febbraio 1839 il presidente di sezione di Ghivizzano scrisse al gonfaloniere di Coreglia facendo notare che occorrevano lavori di riparazione del sepolcreto e che andando verso l’estate l’esalazione dei cadaveri sarebbero state nocive agli abitanti. Il ministro degli interni del governo ducale di Lucca, venuto a conoscenza che a Ghivizzano si continuava a seppellire i morti in chiesa rese noto al gonfaloniere di Coreglia che tale situazione non era più tollerabile perché contraria ai vigenti regolamenti di sanità. Soltanto nell’anno 1868 il tecnico comunale ing. Micheli s

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