Adamo Lucchesi... esploratore e grande benefattore.
Studiò nel seminario della Diocesi di Lucca ed all'età di sedici anni, si imbarcò a Genova sulla “Italo Platense” per raggiungere la rada di Buenos Aires.
Arrivato nel sud America trovò lavoro come mozzo su un battello fluviale che risaliva il corso del Paranà, approfittando per imparare la lingua spagnola e leggere libri naturalistici per riconoscere la flora e la fauna dei luoghi.
Fu qui che incontrò una piccola colonia di ricercatori di “Zerba-mate”, una pianta bassa della foresta le cui foglie seccate e bollite davano il famoso tè del Paraguay.
Quindi, imbarcatosi con dieci peones (braccianti locali) e le provviste su una chiatta a remi, raggiunse il porto di Tacurupucù sull’Alto Paranà.
Visse la drammaticità di un naufragio sul fiume Acary e si salvò, ma fu costretto, seminudo e senza scarpe, a dover camminare in cerca di scampo nella foresta. Era il 1877.
Nel 1884 condusse il tenente di vascello Giacomo Bove, esploratore già famoso, fino alle cascate del Guairà.
Col passare degli anni Lucchesi depose gli entusiasmi della gioventù e si dedicò all'agricoltura.
Acquistò, sul fiume Tibicuary, una proprietà ricca di pascoli e legname iniziando anche una piantagione di “Zerba-mate”, ma essendo celibe fu deluso da un nipote che lo aveva raggiunto in Paraguay, ma che non si adattò all'arduo e duro lavoro, tanto che il Lucchesi dovette vendere la proprietà.
Rientrato al paese natio, nel 1906, si dedicò a iniziative filantropiche come la scuola “Giuseppe Mazzini” e un istituto speciale per emigranti, con l’idea di fornire loro un istruzione di base che permettesse di evitare i lavori più umili e faticosi.
Nel 1936 pubblicò un libro nel quale descrisse le sue esplorazioni dal titolo: “Nel Sudamerica-Alto Paranà e Chaco”.
Ma il paese non corrispose al suo filantropico progetto e il Lucchesi allora fissò la sua residenza a Viareggio e fece molta beneficenza. Morì a Lucca il 6 gennaio 1940 e si fece costruire un monumentale sepolcro proprio nel cimitero di Ghivizzano, che considerava il suo secondo paese di origine, dato che la madre Alberta era della famiglia Antoni e dove era tornata la sorella maggiore Giuditta come sposa di Alessandro Puccini delle Molina.
Il monumento è opera dello scultore, suo amico, Francesco Petroni. Sulla lapide l’iscrizione: "Col fascino dell’ignoto conobbe le penurie della vita primitiva e le bellezze tropicali dell’Alto Paranà e Chaco nel Sudamerica. Più fortunato dei compagni insepolti nel deserto, qui, a lato dei congiunti, in pace riposano le sue ceneri."
La storia del Lucchesi è da lui stesso raccontata nell'autobiografia (dal 1871 al 1895), poi servito come base per il libro “L’esploratore delle foreste vergini dell’Alto Paranà e Chaco nel Sudamerica” del Prof. Aldo Pellegrini.
Il suo nome completo era Giovanni Adamo Leone Lucchesi e il padre si chiamava Sebastiano.
Ricerca effettuata da fonti internet e dal libro "Gente nel tempo" da Bellari Giuliano
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Carta geografica zona delle esplorazioni |
Casa Istituto per gli emigranti |
casa natale Adamo Lucchesi |
monumento cimitero di Ghivizzano |
particolare monumento |
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scuola Mazzini ora adibita a Rifugio |
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targa ricordo del Comune di Bagni di Lucca |
targa casa per gli emigranti |
targa casa natale |
targa scuola G. Mazzini |
ADAMO LUCCHESI E IL CIMITERO DI GHVIZZANO
Abbiamo appreso con il più vivo compiacimento che fino dal 1 gennaio 1927 il signor Adamo Lucchesi nativo della Pieve di Monti di Villa, ma molto affezionato al paese di Ghivizzano, come lo dimostra il fatto d’essersi già eretto un monumento artistico nel nostro Cimitero, con animo generoso ha donato al Comune di Coreglia due Cartelle del Consolidato 5% per la somma nominale di lire 2000 perché il fruttato annuo di lire 100, sia passato al Custode del Camposanto stesso, con la condizione che detto lascito sia inalienabile ne convertibile ad altro scopo che non sia la nettezza del Cimitero di Ghivizzano. Per questo nuovo assegno il Custode del Cimitero dovrà aumentare in proporzione dell’aggiunta retribuzione, le sue giornate di lavoro, con l’obbligo di tenere aperto al pubblico, il cancello nei giorni festivi, per comodo dei fedeli.
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Adamo Lucchesi nella terza età |
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Fronte del libro scritto dal prof. Aldo Pellegrini |
Riassunto dal libro del prof. Aldo Pellegrini
“Adamo Lucchesi” Un esploratore filantropo che ha onorato l’Italia nell’America Latina del maggio 1999
L’esploratore filantropo Adamo Lucchesi era nato a Pieve di Monti di Villa il 18-11-1855 da Sebastiano e dalla ghivizzanese Alberta Antoni di Gabriello che aveva sposato il 23-3-1940.
Il suo vero nome di battesimo era Leone Adamo. A 10 anni fu messo in seminario e all’età di 16 anni, nella primavera del 1871, a bordo del vaporetto” Italo Platense” approdò a Buenos Aires.
Il fascino dell’ignoto fu la molla per affrontare difficili e pericolose esplorazioni, aprendo nuove vie nel Sud America alto Paranà e Chaco tra foreste, fiumi, deserti e naufragi.
Rientrato a Pieve dei Monti di Villa nel 1906 aprì una scuola per emigranti intitolandola a “Giuseppe Mazzini” ma non trovò collaborazione e nel 1919, con una soluzione improvvisa abbandonò il proprio paese della Pieve. Donò l’edificio della scuola al Comune di Bagni di Lucca, la sua casa paterna alla Pia casa di Beneficenza di Lucca e si trasferì a Viareggio in via Ugo Foscolo 62 insieme alla sua donna di servizio Elvira Giambi.
L’esploratore si fece costruire un grande monumento funebre che nel 1922 fu montato nel cimitero di Ghivizzano, paese di sua madre Alberta Antoni e poi di sua sorella Giuditta. La testata del sarcofago, sopra un fondo di foresta, reca scolpiti un ascia e un machete incrociati.
In seguito Ghivizzano, di più facile accesso per le strade e la ferrovia, divenne meta frequente delle sue visite ai congiunti.
Suo nipote Anacleto Puccini lo ospitava nella villa e con lui, la sera, si recava al circolo “Unione e progresso” nella sua nuova sede in piazza IV Novembre.
Uno degli interlocutori più confidenziali era l’ingegner Ugo Leoni, reduce dal Brasile e in grado d’intendersi con l’ospite nella lingua sud-americana ed entrambi “aficionados” dello scopone.
Per la tutela e la conservazione del monumento prese contatto con Giovanni Giuliani, all’epoca assessore del Comune di Coreglia offrendo all’amministrazione L. 2000 del consolidato al 5% e nel testamento del 1938 aggiunse L. 1000 per la cura della sua tomba
Il monumento fu fatto costruire accanto ai suoi congiunti (cappellina di Anacleto Puccini suo nipote)
Morì a Viareggio in via Leonardo da Vinci il 7 – 1 – 1940 e la salma fu collocata nella tomba a Ghivizzano.
Questa l’iscrizione che si legge sul sepolcro:
Con il fascino dell’ignoto
conobbe
le penurie della vita primitiva
e le bellezze tropicali
dell’Alto Paranà e Chaco
nel Sud America
Più fortunato dei compagni
insepolti nel deserto
Qui
a lato dei congiunti
in pace
riposano le sue ceneri
Laus Deo
E. Petroni fece 1922
Come si nota si era fatto fare il monumento funebre ben 18 anni prima della morte.
Spedizioni a cui a partecipato:
* novembre 1876-Aprile 1977 spedizione a Campo Erè e Palmas(Brasile) insieme all’italiano Carlo Bossetti
*estate 1877 esplorazione del fiume Aracay (dove ebbe un naufragio)
*giugno-ottobre 1882 splorazione del bacino dell’Itambemy affluente di destra del Paranà
*novembre 1884-febbraio 1885 esplorazione alla cascata Guayrà con Bossetti e l’esploratore capitano di Marina Giacomo Bove
*nel 1887-1889 esplorazione di tremila leghe quadrate di foresta proprioetà di don Carlos Casado
Nel 1889 a 34 anni abbandona gli idealismo della gioventù e si dedica al campo degli affari mettendo su un’azienda ad Asunzion (capitale del Paraguay)
Acquistò una vasta proprietà ricca di pascoli per il bestiame si dedicò al taglio e esportazioni di alberi; una piantagione della pianta del tè chiamata e scoperta da lui Yerba-mate insomma una grande azienda.
Non sentendosi più giovane chiamò da Pieve di Monti di Villa un nipote che però lo deluse, ecco cosa scrisse di lui:
“Ahimè, che delusione! Vittima di un educazione effeminata, faceva la parte del leone la sera, di poltrone al mattino e di pulcino bagnato al lavoro. Senza preparazione alla disciplina non si improvvisano buoni soldati né buoni lavoratori. In tutto il tempo della permanenza nello stabilimento non fu capace, una sola volta, di alzarsi presto per sorvegliare il lavoro dei peones che in avvenire doveva comandare”
Quindi vendette tutto e rientro in Italia nel 1906.
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Libro scritto da Adamo Lucchesi |
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