Il restauro del quadro della Chiesa di S. Antonio

            Il 20 gennaio 1999 il quadro tolto dall’altare della chiesa di Sant’Antonio Abate, causa umidità, è tornato restaurato dalla Soprintendenza beni di Pisa  per essere sistemato nella parete centrale della chiesa dei Santi Pietro e Paolo.

   Dalla relazione finale dei restauratori si hanno questi dati

Dipinto su tela ad olio riportanti i SS. Pietro, Paolo,Lorenzo e Monaco di misure cm 257x178 riportante in basso a destra l’iscrizione dell’autore “Tiberius Franchius faciebat 16-3”come risulta dalla scheda di restauro allegata.                                                                                                                 

                             Scheda  di restauro

Oggetto:                  dipinto su tela

Soggetto:                 SS. Pietro, Paolo,Lorenzo e Monaco

Datazione/epoca :   iscrizione in basso a destra 

                                “TIBERIUS FRANCHIUS FACIEBAT 16-3”

Dimensioni:            cm 257 x cm 178

Materia:                  olio su tela

Ubicazione:            oratorio di Sant’Antonio-Ghivizzano-Lucca

Dir. Lavori:            Soprintendenza beni A.A.A.S. di Pisa

                               Dott.essa M.T. Filieri


                        STATO DI CONSERVAZIONE

      Il dipinto, di pregevole qualità artistica, ad un analisi preliminare, si presentava ottenebrato dalla presenza di una vernice fortemente alterata che ne precludeva la lettura.

Il supporto:è costituito da tre pezzature di tela cucite insieme in senso orizzontale. La tela, di filato piuttosto grosso ed a tessitura regolare, presenta una sostanziale integrità come supporto, se si escludono alcuni forellini di piccolissima entità presenti in alto ed alcune sfilacciature del bordo del lato inferiore.

Si nota la marcatura della battuta delle assi perimetrali del telaio.

Lo strato preparatorio:

in prossimità delle cuciture è evidente una marcata craquerule a larghe scaglie conseguenti probabilmente alla presenta di un ispessimento della mestica che ha subito nel corso dei secoli, forti contrazioni, con conseguenti ripercussioni sulla pellicola pittorica.

La pellicola pittorica:

Si presenta poco leggibile a causa dello spesso strato di vernici presenti al di sopra di essa, pur lasciando intuire, come già detto, una pregevole qualità pittorica.

La veste ed il volto della figura in secondo piano. Allora identificato come Sant’Antonio Abate per via degli attributi suoi caratteristici (lunga barba bianca, bastone e campanella in mano) destavano qualche dubbio sulla sua autenticità poiché non era presente il caratteristico craquelèe presente nel resto della superficie pittorica e per una qualità pittorica decisamente inferiore. E’ poi stato confermato dall’indagine con lampada di Wood che trattavasi di una totale ridipintura, localizzata proprio su tutta la figura del personaggio e riguardante anche caratteristiche somatiche del volto ( la barba e i baffi)

Le motivazioni che stanno alla base di questo intervento, sicuramente risalente al secolo passato se non addirittura settecentesche, sono probabilmente esclusivamente di culto, visto che l’oratorio presso cui è stato fino ad oggi è intitolato a Sant’Antonio Abate.

Alcune cadute di colore si notavano sulla fascia perimetrale inferiore in corrispondenza di tre zone fortemente sbiancate, ciò a causa probabilmente del contatto della base con un basamento in muratura umido. Alcune bruciature di candela interessavano la figura del San Paolo.

Lo stato protettivo di vernice:I problemi che questo dipinto presentava, erano riferibili quasi esclusivamente a questo strato. Infatti esso denotava una notevole ispessimento e una marcata di colorazione rossastra che ne precludeva quasi la leggibilità. Inoltre si notava, su tutta la superficie, la presenza di piccoli grumi di vernice, simili a deiezioni di insetti, causati probabilmente da una imperizia in fase preparatoria della vernice. Oltre questa puntinatura che contribuiva fortemente a occultare la pellicola pittorica, la vernice aveva subito un evidente processo di foto-ossidazione con sbiancamenti localizzati in particolar modo sulla veste di San Lorenzo ed in basso. Inoltre si rilevava la presenza di depositi di particellato atmosferico e gocciolature di cera.

Il telaio:

di recente costruzione, è dotato di traversa centrale e tensori angolari; esso possiede caratteristiche costruttive idonee per robustezza ed essendo dotato di crociera centrale ed espansori angolari, può essere mantenuto.

La cornice:

costituita da tre segmenti(superiore e laterali), era completamente tinteggiata a tempera marrone. Dal punto di vista strutturale non presentava rilevanti problemi di conservazione, si notano solamente piccole porzioni d’intaglio mancanti.


                         INTERVENTO RESTAURO


   Il dipinto non necessitava di una foderatura per l’ottimo stato di conservazione del supporto ed anche la pellicola pittorica non aveva problemi di distacchi in atto ne pregressi, pertanto abbiamo iniziato a porci sin da subito il problema del miglioramento della superficie pittorica che, come già accennato mostrava una marcata

craquelure, lungo le cuciture. Dopo averlo smontato dal telaio e pulito sul verso , lo abbiamo tensionato, con strisce di tela e Beva , ad un telaio interinale e successivamente trattato su tavolo a bassa pressione con apporto controllato di umidità e Diacetonal alcool, avendi cura e controllando che non si marcasse maggiormente la cucitura sul davanti. L’apporto di colore moderato ha reso possibile un discreto miglioramento del craquelèe, senza tuttavia eliminarlo del tutto, cosa che avrebbe necessitato un azione combinata di notevole pressione e apporto termico troppo prolungato e, a nostro avviso, rischiosa per la pellicola pittorica.

Il dipinto poi è stato trattato nel verso con Plexisol e a evaporazione del solvente avvenuta , è stato riattivato in depressione con leggero apporto di calore. E’ stato preferito questo adesivo alla colletta per evitare che l’umidità potesse accentuare nuovamente le crettature e per preservarlo nel tempo dalle variazione termo-igrometriche.

La pulitura ha comportato una lunga ed  articolata fase di riflessione, durante la quale sono stati eseguiti svariati saggi per individuare la miscela più idonea alla rimozione della varie stratificazioni di vernice presenti sull’opera. Infatti agendo con miscele solventi aventi valore di Fd 62, si riusciva ad eliminare uno strato di vernice più superficiale, senza intaccare minimamente quello sottostante che poi era quello più problematico, in quanto presentava le già citate concrezioni di resina non opportunamente sciolte (vedi doc. fotog).

Con un altra miscela avente Fd 60, si riusciva ad eliminare lo strato di vernice più antica ma non si riusciva ad eliminare né ad ammorbidire le concrezioni. Quindi è stata provata una miscela costituita da Cicloesano  40%, Butilacetato 40% e Dipentene 20% ad impatto con yempi di azione progressivamente più lunghi.

I tempi di azione ottimali per una solubilizzazione  della vernice e per un ammorbidimento della concrezioni tale da porterle rimuoverle parzialmente meccanicamente e denderle meno disturbanti, sono risultati di una durata di 20 minuti.

Di seguito abbiamo proceduto alla stuccatura a gesso e colla delle lacune e alla levigatura delle stesse con la simulazione della supeerficie. Il ritocco pittorico è stato eseguito su basi a tempera con colori a vernice a tratteggio seguendo il ductus della pennellata. Tra i due mopmenti successivi del ritocco è stata eseguita una verniciatura con vernice semi-matt a pennello.

Il dipinto è poi stato montato sul telaio ad espansione angolare preesistente. Una stesura di vernice finale con resina Dammar per nebulizzazione ha concluso l’intervento di restauro.


                   



                   IL RESTAURO DELLA CORNICE


E’ consistito in:

- Rimozione della ridipintura a tempera marrone con sverniciatore

  ad acqua, fino a completa rimozione.

- Trattamento antitarlo con prodotto atossico ( Perxil 10)

-Ricostruzione dell’asse inferiore  e delle parti di inaglio mancanti  

  e ricostruzione materica con relativa stuccatura delle parti 

  mancanti.

-Patinatura delle zone color ocra messe alla luce dalla pulitura ed

  accordo cromatico delle zone argentate evidenziate dopo la

  pulitura.

-Finitura a gomma lacca decerata dell’intera superficie .

-Finitura a cera del verso


Il dipinto è infine stato rimontato all’interno della cornice e riportato in Chiesa in attesa di una collocazione definitiva.


Lucca, 20 gennaio 1999                 La restauratrice 

          Osservazioni sul restauro

I restauratori fanno notare che la veste ed il volto della figura in secondo piano, allora identificato come San’Antonio Abate per via degli attributi suoi caratteristici (lunga barba bianca,bastone e campanella in mano) destavano qualche dubbio sulla loro autenticità  poiché non era presente il caratteristico craquelèe presente nel resto della superficie pittorica e per una qualità pittoria decisamente inferiore. Letta l’immagine con lampada di Wood si trattava di ripittura localizzata proprio su tutta la figura del personaggio.

   Le motivazioni di questo intervento , sicuramente risalente al secolo passato se non addirittura al settecento è probabilmente di culto, visto che l’oratorio presso cui è stato fino ad oggi collocato è intitolato a Sant’Antonio Abate.

                                                                                                            

Interno della chiesa di Sant’Antonio Abate quando il quadro era 

                  sopra l’altare poi sostituito con un Crocifisso




         Il quadro  prima e.........         


          

     

dopo il restauro.....



   Il pittore Tiberio Franchi pittore lucchese nato nel 1604 e morto nel 1664 autore di importanti dipinti in molte chiese della lucchesia.

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