La lignite è un combustibile fossile solido, in uno stadio intermedio tra la torba e il carbone, di colore bruno o nero.
E’ un combustibile povero che veniva chiamato “Pilegno”e che gli abitanti di Ghivizzano hanno adoperato nell’antichità per usi dei fabbri ferrai e anche per uso domestico. Al fuoco la lignite ribolle, rigonfia e produce fiamma fuliginosa esalando un odore bituminoso.
La parola “Pilegno” derivi da due parole “pece e “legno” essendo la lignite composta da queste due sostanze.
La zona che già nell’antico si conosceva era tra il torrente Segone e il Rio Secco e in data 5 giugno 1830 c’è una richiesta di utilizzo di questo fossile da parte del ministero degli Interni al gonfaloniere di Coreglia che chiede il parere al presidente della sezione di Ghivizzano Antonio Antoni, il quale non si oppose ma chiese garanzie per la strada frequentata quotidianamente e per il fosso per irrigare i campi. Nel 1897 il dott. Landi, notaio di Lucca, si occupò con una trivellazione spinta a 60 metri e incontrò la lignite a 35 metri per uno spessore di 40 centimetri e a 60 metri per uno spessore di 150 centimetri.Lo sfruttamento in piena regola con la costruzione di una miniera avvenne nel 1916 come risulta da un contratto, in data 18 settembre, tra il notaio Landi di Lucca e il sig. Giulio Cavallini venuto da Bologn Purtroppo, finita la guerra, cessò la richiesta della lignite combustibile povero di calorie e la chiusura della miniera fu inevitabile.
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Miniera Ghivizzano 1917 |
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Ghivizzano ponticello sul torrente Segone |
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Ghivizzano la miniera 1917 |
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Miniera di lignite Cavallini |
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Pezzo di lignite |
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saggio per la miniera |
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Località sotto il cimitero dove era la miniera |
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FOTO STORICA DELLA
MINIERA DI LIGNITE
Ingresso
della galleria sulla destra del torrente “Segone” sotto
Camparlese in corrispondenza del cimitero. Si vedono seduti le figure
di Attilio Bonelli (a destra) e Giovanni Rinaldi (a sinistra) con
dietro, in ombra, Carlo Balatri e Pietro Lucchesi, poi emigrato in
Australia.
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